Mujeres de letras: pioneras en el arte, el ensayismo y la educación
BLOQUE 5. Profesoras y pedagogas

Emma Boghen Conigliani: docente e pioniera della critica letteraria fra ottocento e novecento

Loredana Magazzeni

Università di Bologna, Italia

Riassunto: Emma Boghen Conigliani (Venezia, 1866 – Roma, 1956) appartiene alla prima generazione di insegnanti italiane laureate presso gli Istituti di Magistero nel secondo Ottocento. Ebbe una lunga carriera di stimata insegnante di Lettere, in varie sedi delle Regie Scuole Normali Femminili Superiori e di fine saggista, attenta alla definizione del femminile in letteratura. La riscoperta della sua opera è recente. La sua figura di saggista, poligrafa, scrittrice di romanzi, racconti per ragazzi e antologie scolastiche spicca al centro di una rete collaborativa femminile del tutto nuova e sottolinea l’importanza che l’istruzione rivestiva per le donne di fine Ottocento, soprattutto in ambito ebraico.

Parole chiave: Primi del Novecento; Istruzione femminile; Donne laureate; Critica letteraria femminile; Reti di donne letterate; Produzione scolastica ebraica.

1. L’elenco delle prime laureate

Nell’anno 1900 si tenne in Italia il concorso a cattedre per docenti ordinari di Lettere nelle Scuole normali e complementari, ai sensi della Legge 12 luglio 1896, n. 9231. Fu un’annata straordinaria, in cui entrarono in ruolo moltissime donne: la prima del lungo elenco di abilitati fu la docente e scrittrice di origine veneziana Emma Boghen-Conigliani (1866-1956), seguita al terzo e quarto posto da Giuseppe Manacorda (1876-1920) e Fortunato Pintor (1877-1960), al nono dalla bolognese Anna Evangelisti (1866-1945). I nomi che seguono nella graduatoria ministeriale, forse meno noti, costituiranno di lì a poco per Emma un gruppo di lavoro e di confronto, con cui collaborerà per la realizzazione dell’edizione Bemporad di una delle prime famose Antologie italiane per le scuole superiori, da lei coordinata2. Conosciamo per ora questi nomi, sono quelli di Ada Borsi, (1869-1914), al 15º posto della graduatoria, di Maria Tovini, 16ª, di Erminia Vescovi (1867-), 21ª, di Pia Sartori Treves (1878-1969), al 28ª, di Rosolino Guastalla, al 37ª, di Chiarina Comitti (1867), al 41ª, di Anna Levi, al 70ª, di Ada Simonetta Sacchi, al 119ª. Nello stesso concorso a cattedre, troviamo anche i nomi di Luisa Alberti (1869), 76ª, Dino Provenzal (1877-1872), 108ª, di Carmela Baricelli (1861-1946), 111ª, di Luisa Siotto Ferrari, che entra in ruolo per l’insegnamento di Pedagogia e di Aurelia Iosz (1869-1944) che, con Anna Evangelisti, diventa abilitata anche per l’insegnamento di Storia e geografia.

Il concorso consacra quella che sta diventando una nuova realtà: la prima generazione di donne intellettuali che giunge al conseguimento di una Laurea, presso le due sole Facoltà italiane di Magistero, quelle di Roma e di Firenze. Sono donne che insegnano in scuole secondarie, le Scuole normali per aspiranti maestri e maestre o i ginnasi, scrivono articoli per quotidiani e riviste, libri di testo per le scuole elementari e superiori, romanzi, saggi, poesie, aprono giornali di femminismo e di impegno sociale, come ad esempio L’Alleanza, di Carmela Baricelli (Cagnolati; Pironi 2006; Pironi 2013), scuole professionali per le ragazze, come la prima Scuola pratica agricola femminile, SPAF, aperta da Aurelia Josz a Milano, nel 1901 presso l’Orfanotrofio femminile della Stella (Pironi 2013).

Una buona parte di queste intellettuali appartiene alle comunità ebraiche di varie città italiane: Firenze, Livorno, Venezia, Milano. Per prime, le famiglie di religione ebraica sanno che la cittadinanza italiana è un’occasione di integrazione e promozione soprattutto per le figlie, e mettono al primo posto per loro lo studio e una buona istruzione (Miniati 2008: 71-104).

In questo ambiente culturale e familiare fervente, e proficuo per l’istruzione femminile, Emma Boghen nasce nel 1866, a Venezia, da padre di origini ungheresi, Guglielmo Boghen, orafo e incisore, e da madre di origini ferraresi, Ernesta Pirani, di ricca e colta famiglia ebraica (Miniati 2015: 333-350). Terza di quattro figli (Rodolfo, morto precocemente, Isa Boghen, poi sposata Cavalieri, attiva giornalista e fondatrice di una Scuola professionale femminile a Bologna, e Felice Boghen, musicista), Emma frequenta le elementari a Brescia, poi passa a Bologna, dove si iscrive alla Scuola normale femminile Laura Bassi, conseguendo il diploma di maestra elementare di grado superiore, rilasciato dal Regio Provveditore di Bologna, nel 1885.

Forse proprio in occasione degli esami di diploma conosce Giosuè Carducci, a cui dedicherà e invierà molti dei suoi primi libri ed articoli, che risultano infatti conservati presso la Biblioteca del poeta3. Carducci era stato compagno di studi di Enrico Nencioni (1837-1896), docente di Lettere presso la facoltà di Magistero di Firenze e primo vero maestro di Emma; a lui l’allieva prediletta dedicherà uno dei primi Studi letterari (Boghen 1897). Fra gli insegnanti presenti nell’elenco del concorso ministeriale, ricordiamo due donne: Eugenia Levi (1861-1891), fiorentina, insegnante di Tedesco, studiosa di poesia e di tradizioni popolari e Marianna Giarrè Billi (1835-1906), poetessa amica del Carducci.

Nel 1889 consegue il Diploma di Laurea in Lettere, ottenuto a pieni voti nel Regio Istituto di Magistero Superiore femminile di Firenze. Dall’89 al 1905 la documentazione conservata presso il Fondo della scrittrice segue le sue diverse nomine a docente presso Regie Scuole normali, da quella ad Ascoli Piceno (1889), a Voghera (1890), a Parma (1891), alla Eleonora Fonseca Pimentel di Napoli (1892), dove resta un anno solo, chiedendo poi il trasferimento, per motivi di famiglia, alla Scuola normale Caterina Percoto di Udine, mentre dal 1898 è a Firenze.

Nel 1899 Emma partecipa al concorso per un lavoro leopardiano indetto dalla Deputazione di Storia patria di Ancona, con il saggio La donna nella vita e nelle opere di G. Leopardi (Boghen Conigliani 1898a), che venne giudicata “degna di lode” dallo stesso editore (Gragnani 2011: 29-54) a pari merito con i lavori di Giovanni Negri e Federico De Roberto. Nel 1900, per ottenere la riammissione al servizio, prende parte al Concorso generale per titoli ed esami a docente di Lettere nella scuola normale, di cui prima si diceva, ed è la prima in graduatoria. Il 15 ottobre del 1900 viene nominata Docente di Lettere presso la Scuola Normale di Brescia, dove rimane alcuni anni, se nel 1902 accetta l’incarico di consigliera del Comitato locale dell’Associazione degli insegnanti delle scuole secondarie.

Nel 1902 è nominata da Mestica socia corrispondente e poi socia onoraria della Regia Accademia di Storia patria delle Marche, nomina accompagnata dalla motivazione “che coll’ingegno e cogli studi è decoro vero della Nazione”4. Finalmente, nel 1905 ottiene un riavvicinamento e viene trasferita nella Scuola normale femminile Massimina Rosellini di Firenze, poi il 27 luglio 1906 diviene ordinaria di lettere nella Regia scuola Tornabuoni, sempre in Firenze dove, il 19 settembre 1906, con decreto di nomina da reggente a ordinaria di Lingua e lettere italiane nelle Regie Scuole normali, passa da uno stipendio di L. 2.200, a uno stipendio, come ordinaria del secondo libello, di 2.900 lire. È forse il momento di maggiore e fervida attività, che coincide con l’inizio di una lunga e fortunata carriera di autrice di libri scolastici per l’editore fiorentino Roberto Bemporad, cui rimarrà legata fino al 1927, quando inizia a farsi sentire un vento diverso e sfavorevole, come testimonia lo stesso Bemporad nella lettera raccomandata a lei inviata il 26 marzo 1927:

Ella deve aiutarmi in un momento difficilissimo che sto passando. […] Devo perciò rivolgermi agli autori che più sono miei amici ed a cui più può interessare il buon andamento della mia Ditta per pregarli di aiutarmi in questo frangente. Voglia dimostrami ora, come sempre, amica mia e della Società che Le ha sempre dato la sua amicizia ed il suo appoggio (del resto da Lei ben meritati) [...]. Le difficoltà sono tante che bisogna aiutarsi a vicenda[...]5.

2. Un inarrestabile fervore

Il decennio dal 1889 al 1899 è quello che vede l’esplosione creativa e letteraria della nostra. Le due modalità di lavoro, creativa e critica, procedono, in questi primi anni, parallele, poiché affianca la scrittura di racconti e novelle alle monografie di critica letteraria su personaggi e artisti, alle recensioni di libri.

Oltre ai preziosi e accurati scritti critici intorno ad autori della storia letteraria (dopo i primi studi sull’amicizia in Alfieri e Schiller, messi a confronto, troviamo monografie su Parini, Dante, Leopardi, Carducci, sul Melodramma e l’epica tedesca), in questi anni Emma scrive un libro di racconti per ragazzi, Racconti semplici (Boghen Conigliani 1891/1896), che le fanno meritare gli elogi di De Amicis, e Rose di macchia (Boghen Conigliani 1893a/1901), una raffinata raccolta di pensieri e aforismi, massime e sentenze, che ottenne l’attenzione di Neera, Carducci, Fogazzaro, Castelnuovo, Conti, Fanti, Virgili e recensioni elogiative su diverse riviste, come ricorda Canevazzi: “La Gazzetta Letteraria di Torino, la Cultura di R. Bonghi, la Biblioteca di G. Finzi, la Natura ed Arte di Milano, la Nuova Rassegna di L. Lodi, il Fanfulla della Domenica di Roma” (Canevazzi 1898: 103).

Nel 1894 la monografia La divina commedia, scene e figure. Appunti storico-critici ed estetici, pubblicata a Torino da Clausen (Boghen Conigliani 1894/1900), fu apprezzata da “Nencioni, Marradi, Fornaciari, Isidoro Del Lungo, De Amicis, Martini, D’Ancona, Reyna” (Canevazzi 1898: 104-105). Nel 1896 pubblica un’altra raccolta di novelle, Nella vita, che contiene le novelle: Babbo Ambrogio, Souvent femme varie; Chi più intende...; Sventura; Un segreto; Orgoglio d’artista; Post mortem; Guarigione; Verso il tramonto. Negli Studi Letterari pubblicati da Cappelli nel 1897 (la copia da me consultata in Archiginnasio a Bologna, così come quelle di quasi tutti i suoi libri, spediti e dedicati ad amici letterati, reca la dedica manoscritta al prof. Camillo Antona Traversi, “con sensi di ossequio e di ammirazione profonda da parte dell’A.”), sono raccolti tredici saggi già pubblicati in riviste o scritti in occasione di conferenze, come lo studio su Carmen Sylva, frutto di una Conferenza tenuta a Bologna, per incarico del Comitato per il miglioramento della donna, presieduto dalla sorella Isa (Dalla Casa 1984 – 1985: 145-165; Miniati 2015: 338).

Il lungo saggio d’apertura è una rievocazione, in occasione della morte, della figura di Enrico Nencioni, suo professore di Lettere presso l’Istituto Superiore di Magistero di Firenze, figura importante di letterato e maestro di vita. Ce lo descrive compagno di scuola di Ferdinando Martini, amico di Giosuè Carducci, istitutore adolescente nella scuola maschile di Pietro Thouar, insegnante poi presso l’Istituto della S.S. Annunziata e presso il Magistero. A differenza dei puri eruditi, secondo Emma Boghen, che vede rispecchiate nel maestro scelte metodologiche da lei stessa condivise e praticate, Nencioni “visse più che non scrivesse”, e ha nel suo stile saggistico

l’incanto della conversazione: […]. Mise ne’ suoi ritratti la vita e il movimento […] (poiché) per conoscere bene una cosa, o una persona bisogna simpatizzare con essa e ricrearla per così dire in noi stessi” (Boghen Conigliani 1897: 15-16).

Rileva inoltre nel letterato fiorentino una grande capacità di mettere assieme varie espressioni (artistiche, musicali) e l’ammirazione per un’arte “che interpreti la società in cui vive”, come quella di Walt Whitman: “Dalla grande America spera il vero poeta moderno, che dipingerà i grandi commerci e le esposizioni, le linee delle Ande, le tempeste dell’Atlantico e la flora portentosa dell’Oceano Indiano, l’uomo di Parigi e il selvaggio della Groenlandia”, perseguendo il fatto che

l’arte ha una divina unità […] non muta essenza, ma ritrae solo dal presente la vera efficacia che la rende possente e durevole (Boghen Conigliani 1897: 29).

Dal 1898 al 1902 collabora assiduamente alla Rivista Bibliografica Italiana di Firenze, per la quale prepara recensioni a moltissime opere di letterate e scrittrici coeve, tra cui Linda Malnati, Luisa Anzoletti, Anna Vertua Gentile, Sofia Fortini Santarelli, dimostrando di saper leggere e interpretare a tutto tondo la presenza femminile sia all’interno della tradizione letteraria, nelle grandi figure femminili del passato, sia all’interno del mondo letterario italiano coevo.

Dal 1899 in poi scrive recensioni, di cui tiene accurata nota manoscritta, con la frequenza di tre o quattro al mese a libri come Angelita di Anna Vertua Gentile, alle poesie di Rachele Botti Binda (recensione a Usque vivam et ultra, poesie, pubblicato da Zanichelli nel 1901, pubblicata nel fascicolo 10 di luglio 1901), o a Santa Caterina da Siena, profilo di Caterina Pigorini Beri, pubblicato da Barbera nel 1900 (25 luglio 1901), a Fiori e sogni di Jolanda, (recensione pubblicata il 10 settembre 1901) o a Il libro delle ore, sempre di Jolanda (recensione pubblicata il 25 ottobre 1901). Emma tiene nota di tutte le sue recensioni così come dei giudizi ricevuti sulle sue opere. Di Rose di Macchia si occuparono ben 23 periodici, fra cui il Fanfulla della Domenica (13 maggio 1893) e Il resto del Carlino, (9 gennaio 1893). I Racconti semplici vennero recensiti su Il Corriere di Parma, La Gazzetta Ferrarese, il Giornale del Friuli di Udine, Il cittadino di Modena, L’arte della stampa, Il pensiero italiano, e fra i letterati dal De Amicis. La conferenza La madre nei poeti italiani, tenuta al Circolo Filologico di Firenze nel 1898, fu pubblicata nella Rassegna Nazionale, e ne parlarono con lode sia tre giornali di Firenze: La Nazione (13 aprile 1898), il Fieramosca (13 aprile), il Corriere italiano, (13 aprile), sia Il Friuli di Udine, (14 ottobre 1898), Il vessillo israelitico (Casale, ottobre 1898), la Cordelia (Firenze, 6 ottobre 1898), la Roma letteraria (Roma, 25 novembre 1898), e la Rivista Bibliografica Italiana (Firenze, 10 maggio 1899).

Lo spirito con cui Emma scrive le sue opere critiche è, secondo le sue stesse parole, quello di fare cosa utile agli studenti. Questi sono i giudizi espressi sullo studio della commedia goldoniana La famiglia dell’antiquario, da parte di commentatore anonimo su La sentinella di Brescia, l’8 luglio 1902:

La distinta professoressa di lettere italiane nella Scuola Normale “Veronica Gambara” già tanto favorevolmente nota alla nostra città, ha testé pubblicato un chiaro commento goldoniano d’una delle men note commedie del riformatore del nostro teatro: La famiglia dell’antiquario. L’indefessa autrice presenta un lavoro fatto con ogni miglior cura analitica e che risponde allo scopo pel quale fu scritto, quello cioè di giovare agli alunni tutti delle scuole secondarie. Di commenti scolastici in generale ve ne son molti, diremo anzi francamente troppi; ma di commenti che nel tempo stesso siano storici, estetici, letterari e grammaticali ve ne son pochini e ve ne sarebbe invece tanto bisogno. La chiara scrittrice ha dato il buon esempio incominciando a colmare tale lacuna e lo fece con la maggior cura e col miglior esito. Ma oltre il merito intrinseco del lavoro, del quale ognuno può facilmente giudicare, la signora Boghen-Conigliani ne dimostra un altro estrinseco al medesimo, dando prova di una fine percezione letteraria e artistica, con la scelta della Commedia del grande Papà Goldoni da lei commentata. […]. La commentatrice aggiunge al volume un utile indice alfabetico delle cose notevoli e una pregiata bibliografia goldoniana giovevole assai agli studiosi6.

Sono gli anni delle sue numerose collaborazioni a riviste letterarie, tra cui La Roma letteraria di Vincenzo Boccafurni, su cui scriveva anche Grazia Deledda, Il vessillo israelitico, la rivista Mamma di Gualberta Alaide Beccari.

L’attenzione alle figure femminili, secondo un atteggiamento comune alle “insegnanti artiste” di scuole secondarie, come Carmela Baricelli, che in Serto Muliebre (Baricelli 1904) stabilisce una sintetica ma efficace genealogia letteraria femminile, è rilevabile nella scelta di analizzare sia figure di donne reali o del mito, sia la figura della donna nella vita e nell’opera di letterati.

Secondo questa metodologia Emma si avvicina a Leopardi con La donna nella vita e nell’arte di Giacomo Leoparti (Boghen Conigliani 1898a), pubblicato in occasione del centenario della nascita del poeta recanatese, soffermandosi sulle figure di Adelaide Antici, Ferdinanda Leopardi-Melchiorri, Paolina Leopardi, Marianna Brighenti, Teresa Carniani Malvezzi, Antonietta Tommasini, Paolina Ranieri. Importanti ricostruzioni del femminile si trovano nei saggi La Gudrun, pubblicato nel 1899 sui n. 154-155 de La provincia di Modena, Ermengarda, Vittoria Colonna e Hroswita, pubblicati tutti prima del 1898 su la Roma Letteraria (Canevazzi 1898: 109-112) o nello studio dedicato alla madre in Goethe e nei poeti italiani (Boghen Conigliani 1898c).

3. Un progetto editoriale femminile: l’Antologia italiana

Tra il 1906 e il 1909 Emma Boghen diresse in prima persona e coordinò per la Casa Editrice R. Bemporad e Figlio, Società tipografica fiorentina, un progetto editoriale originale e innovativo, che si rivelò fonte di cospicui guadagni per l’autrice e per l’editore. La documentazione conservata presso l’Archivio Storico Giunti di Firenze è costituita da lettere, rendiconti annuali, contratti editoriali e numerose e regolari ricevute di pagamento sottoscritte da ciascun collaboratore, raccolte dall’editore o da Emma stessa durante i suoi numerosi viaggi in giro per l’Italia. Il gruppo di lavoro era costituito da 19 autori, tutte donne, con l’unica eccezione dello storico e critico letterario Rosolino Guastalla, che aveva già collaborato con la casa editrice Bemporad. Tutte e tutti i collaboratori dell’impresa editoriale appaiono sulla copertina con la designazione di insegnanti di Lettere di Regie Scuole Normali, e sembrano dai nomi (ma il famigerato elenco dei cognomi ebrei è ancora lontano) tutti correligionari di Emma Boghen Conigliani. La documentazione commerciale relativa all’Antologia, raccolta presso l’Archivio Storico Giunti Editori di Firenze, mostra le ricevute per cui tutte le autrici appaiono in “subappalto”, cioè vengono pagate dall’editore, tramite la curatrice, per il numero delle pagine prodotte, mentre alla sola Boghen è destinata una percentuale annuale sulle vendite7.

I fascicoli si presentano rilegati in brossura e in 16°. Conservano una sequenzialità e una uniformità editoriale che ne preannuncia il valore di collana (colore, dimensioni, numero delle pagine, caratteri, note, formato editoriale). Nessuno, tranne il volumetto curato da Maria Cleofe Pellegrini, reca una introduzione. È l’unico a portare una premessa dal titolo Due parole per intenderci, in cui l’autrice, ringrazia dell’opportunità “l’egregia ideatrice e compilatrice della collezione di classici, di cui il presente volumetto fa parte”, e si rivolge ai suoi giovani lettori spiegando motivi e criteri della sua scelta antologica. La scelta, dichiara, fu fatta per “giovani e giovanette delle scuole normali”, con l’intento di dare spazio al pensiero politico del grande fiorentino, che amò l’Italia e “ne vagheggiò la libertà e la grandezza, ne sentì nelle viscere lo strazio” (Pellegrini 1907: IV-V). Ciascuna monografia offre un più o meno ricco apparato di note esplicative. La parte critica si evidenzia nelle note, in cui la curatrice o il curatore del libro esercita l’impronta critico-letteraria più personale. Non si tratta di appunti o di schemi, ma di semplici note al testo, di tipo metrico, lessicale, sintattico, estetico, storico. Nel fondo Ada Borsi della Biblioteca dell’Archiginnasio i volumetti dell’Antologia si presentano rilegati in unico volume dall’VIII al XXII (manca il volumetto XXI). Ogni volumetto presenta un numero minimo di pagine, il più sottile è il volume su Lorenzo de’ Medici, curato da Rosa Errera, insegnante di Lettere nella Regia Scuola Normale Gaetana Agnesi di Milano, di sole 46 pagine.

Come coordinatrice, Emma si occupò del numero maggiore dei volumetti antologici, curando in particolare le edizioni di Giovanni Boccaccio e dei Novellisti minori del secolo 14º, l’ Età delle origini: poesia e prosa (secolo 13º), Ugo Foscolo, Giuseppe Parini, Gasparo Gozzi, Giacomo Leopardi, Giuseppe Mazzini, Francesco Petrarca e Dante Alighieri.

Collaboratrici della collana furono Ada Borsi, Chiarina Comitti, Eugenia Dal Bo, Rosa Errera, Clelia Fano, Emma Leffi Foà, Anna Levi, Anna Manis, Maria Cleofe Pellegrini, Laura Romagnoli-Zanardi, Elisa Mochi-Tacchi, Paolina Tacchi, Emma Toti, Maria Tovini, Pia Sartori Treves, Erminia Vescovi e Rosolino Guastalla, insegnanti di Lettere di Scuole Normali dell’Italia settentrionale (fig.1).

Dal 1906 al 1914 Emma Boghen appare interamente assorbita dalla produzione scolastica e abbandona per sempre quella critico-narrativa. Con la data del 1914 sono presenti nelle biblioteche nazionali italiane solo sette titoli a sua firma e tutti scolastici. Sappiamo dalla corrispondenza con l’editore Bemporad che i tempi si stanno facendo per entrambi più difficili da vivere e, dopo il 1927, i toni delle lettere diventano concitati e febbrili. Ma una pericolosa epurazione arriverà, meno di un decennio dopo, e sarà sancita dalle leggi razziali del 1938: un terribile colpo di scopa e un vero e proprio rogo hanno cancellato dalla materialità degli archivi e delle biblioteche un numero incalcolabile di libri scolastici e di letteratura per l’infanzia, colpevoli solo di essere stati scritti da autori e autrici ebrei. Con una circolare nell’agosto del 1938 il Ministro Bottai incaricò editori e scuole di sostituire ed eliminare dagli elenchi dei libri adottati tutti i quei testi i cui autori fossero “di razza ebraica”. A seguito della nomina di una Commissione per la Bonifica Libraria (13 settembre 1938) furono colpite le case editrici e, oltre gli autori, si segnalarono anche i collaboratori (traduttori, curatori, prefatori) di religione ebraica da allontanare. Furono redatti tre diversi elenchi di autori ebrei, tra cui autori di manuali scolastici di Letteratura fondamentali, quali il Bacci-D’Ancona e autrici di libri scolastici e di letteratura per l’infanzia (Fabre 1998: 114-128).

In un articolo anonimo di Critica fascista, dal titolo Bonifica Libraria, articolo poi ripreso su due riviste per la scuola, Primato educativo e il Giornale della Scuola Media, si punta il dito contro autrici e autori ebrei di letteratura per l’infanzia:

Ecco l’ammonticchiarsi davanti ai nostri occhi di libri di letteratura amena, la quale talvolta ama specializzarsi in letteratura per l’infanzia. Affondiamo le mani in questi mucchi. Ci accorgiamo che i nostri fanciulli cantano sulla lira di Lina Schwarz, ebrea, e le nostre giovinette sospirano con Cordelia, ebrea, sognano con Emma Boghen-Conigliani, ebrea, o s’immalinconiscono con Haydée, ebrea, o si erudiscono con Orvieto ed Errera, ebree. E l’elenco potrebbe continuare. Che cos’è mai questo monopolio della letteratura infantile ed amena? Da che cosa nasce? […] Ogni personaggio uscito da penna ebraica talmudeggia, il che è quanto dire che erra interpretando, e interpreta errando, stati d’animo, impulsi, desideri, passioni. Non ci si creda, quindi, inesorabili se proponiamo che in questo campo della letteratura amena e infantile sia bandita ogni indulgenza (Fabre 1998: 209-210).

La stessa generazione di donne che con generoso fervore era arrivata finalmente alle porte dell’istruzione superiore e aveva dato prova dell’esistenza di sé come di una folta schiera di studiose attente e documentate, quella generazione di donne ebree che aveva creduto alla cittadinanza e aveva messo l’emancipazione e l’istruzione di tutti e tutte come uno dei principali obiettivi della cittadinanza, scompare per sempre con le epurazioni e un ingeneroso silenzio attende di essere rotto con lo studio e il ricordo delle sue più importanti protagoniste, e fra queste Emma Boghen Conigliani.

Bibliografia

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(1892): Carmen Sylva. Conferenza. Parma: Battei.

(1893a): Rose di macchia. Modena: Tip. A. Namias e C.

(1893b): La Divina Commedia. Scene e figure. Modena: Tip. Lib. Antonio Namias e C.

(1894): La Divina Commedia. Scene e figure. Appunti critici, storici ed estetici. Con lettera Proemio del prof. Giovanni Fanti. Torino: C. Clausen.

(1895): Le Ricordanze di Giacomo Leopardi. Studio critico. Udine: Tip. Doretti.

(1896a): Il Filippo di V. Alfieri e il don Carlos di F. Schiller. Studio critico. Milano: Tip. C. Aliprandi.

(1896b): Idealità leopardiane. Studio critico-estetico. Torino: C. Clausen.

(1896c): Nella vita. Novelle. Torino: Clausen.

(1896d): Le origini del Melodramma. Appunti storico-critici. Rocca San Casciano: L. Cappelli.

(1896e): Racconti semplici. Libro per ragazzi. Parma: Battei.

(1897): Studi letterari. Rocca San Casciano: Tip. L. Cappelli.

(1898a): La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi. Firenze: Barbèra.

(1898b): Lo spirito religioso in alcuni scritti giovanili di G. Leopardi. Potenza: Tip. Garramone e Marchesiello.

(1898c): La madre ne’ poeti italiani: lettura fatta al Circolo filologico di Firenze la sera dell’11 aprile 1898. Firenze: Ufficio della Rassegna nazionale.

(1899): La Gudrun. Modena: Soliani.

(1900): La Divina Commedia, Scene e figure. Firenze: G. Barbera.

(1901): Rose di macchia. Palermo: Sandron.

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ROVITO, Teodoro (1907): Letterati e giornalisti contemporanei. Napoli: Melfi & Joele.

VILLANI, Carlo (1915): Stelle femminili. Napoli: Società editrice Dante Alighieri. 


1 L’elenco è pubblicato dal Ministero della Pubblica Istruzione e conservato presso l’Archivio contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto Vieusseux, Firenze, Archivi di personalità. Censimento dei fondi toscani tra ‘800 e ‘900, Fondo Emma Boghen Conigliani, busta 5. D’ora in poi ACGV, fondo Boghen Conigliani. Il Fondo Boghen comprende 2000 volumi appartenuti alla letterata e una quantità non specificata di carte parzialmente inventariate.

2 Il riferimento è alla collana Antologia della letteratura italiana, Firenze, R. Bemporad & Figlio, coordinata da Emma Boghen Conigliani, composta da una quarantina di titoli e compilata da una ventina di autrici e un solo autore, Rosolino Guastalla, tutti insegnanti di Lettere nelle Regie Scuole Normali, dal 1906 al 1909. Sull’operazione rinvio anche ai miei saggi Reti e costellazioni di donne fuori e dentro i libri di testo, in uscita con gli atti del Convegno Critica clandestina? Studi letterari femministi in Italia: bilanci e nuove prospettive, organizzato dal Laboratorio Sguardi sulle differenze, Roma, La Sapienza, 3-4 dicembre 2015; Lavoro e denaro nella corrispondenza privata di donne insegnanti di fine Ottocento, in Percorsi Storici, Rivista di Storia contemporanea, n. 4, in uscita.

3 La scrittrice figura nell’Indice dei corrispondenti del grande poeta e docente bolognese, consultabile anche online: [http://www.casacarducci.it/documenti/77877], ma non in quello dei Destinatari: [http://informa.comune.bologna.it/iperbole/media/files/lett_ednaz.pdf]

4 ACGV, fondo Boghen Conigliani, cartella 5.

5 ACGV, fondo Boghen Conigliani, cartella 34.

6 ACGV, fondo Boghen Conigliani, cartella 5.

7 ASGE, Firenze, Fondo Bemporad. 20.10.1. Boghen Conigliani Emma (13 giugno 1906-8 febbraio 1926).

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