Mujeres de letras: pioneras en el arte, el ensayismo y la educación
BLOQUE 2. Pensadoras y filósofas

Itinerari di formazione al femminile: l’editoria per l’infanzia italiana attraverso i contributi di Donatella Ziliotto e di Rosellina Archinto

Chiara Lepri

Università degli Studi di Firenze, Italia

Riassunto: Si deve anche all’intensa e pionieristica attività editoriale e culturale di due donne la svolta epocale che ha interessato la narrativa per l’infanzia italiana a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Donatella Ziliotto, triestina, nel 1958 fonda e dirige la collana “Il Martin Pescatore” presso la fiorentina Vallecchi, consentendo al pubblico italiano di conoscere Pippi Calzelunghe della svedese Lindgren e molti altri autori come Ende, Jansson, Bond. Dà avvio, così, a un’editoria estremamente innovativa che inizialmente non ebbe un adeguato riconoscimento; in seguito, con la direzione de “Gl’Istrici” di Salani (1987), la Ziliotto ottenne finalmente un successo di critica e di pubblico. Un’altra esperienza di rilievo è quella di Rosellina Archinto, che fonda a Milano la Emme Edizioni (1966) restituendo piena dignità all’albo illustrato per i più piccoli, ai quali rivolge le straordinarie opere di artisti e designer del calibro di Munari, Iela ed Enzo Mari, Lionni, Sendak ed altri.

Parole chiave: Editoria per l’infanzia; Editoria al femminile; Letteratura per l’infanzia; Lettura; Donatella Ziliotto; Rosellina Archinto.

1. L’editoria al femminile in Italia: progettualità e innovazione culturale

I percorsi dell’editoria per l’infanzia italiana tra gli anni Cinquanta e Sessanta sono connotati da una dimensione routinaria e stagnante talvolta di stampo precettistico, da riedizione di classici, ma anche, in alcuni casi, da itinerari di scoperta e di valorizzazione di nuovi autori. Senz’altro il 1958 rappresenta –come notano Boero e De Luca– una data “spartiacque” per le linee di tendenza che da lì in poi si svilupperanno, sino ad incidere profondamente sugli sviluppi editoriali contemporanei. Siamo a Firenze, città natale dei più noti classici per l’infanzia (si pensi al Pinocchio di Collodi e al Gian Burrasca di Vamba) (Boero; De Luca 2000: 249-251): in questo anno la Marzocco-Bemporad, erede del Paggi editore collodiano, inserisce in catalogo opere di Louisa May Alcott, Frances Hodgson Burnett, Ferenc Molnár, Mark Twain, proponendo capolavori stranieri e classici divisi in collane di lusso ed economiche, come pure autrici e autori italiani da Ida Baccini (Le memorie di un Pulcino) a Contessa Lara, sino a Capuana. Ma è forse l’esperienza della casa editrice fiorentina Vallecchi, nata nel 1913 dalle idee avanguardiste di Ardengo Soffici e Giovanni Papini, che imprime una significativa svolta nel mercato editoriale destinato ai più piccoli per merito della straordinaria attività di consulenza editoriale affidata a Donatella Ziliotto, già editor per Malipiero. Per Vallecchi, nel 1958, Ziliotto dà vita e dirige per sette anni la collana “Il Martin Pescatore” consentendo ai bambini italiani l’incontro con giovani autori stranieri in grado di rispondere a un’evidente esigenza di rinnovamento editoriale e culturale: vengono pubblicati Pippi Calzelunghe (Pippi Långstrump) di Astrid Lindgren (che Ziliotto va personalmente a rintracciare in Svezia), come pure, tra gli altri, il fantasy Un ferroviere e mezzo (titolo originale: Le avventure di Jim Bottone) di Michael Ende, Professor Capoturbine di Norman Hunter e Baffardelli di Mary Norton.

Prende avvio, così, un decennio controverso, ma

ricco di slancio vitale, di una energia creatrice che è stata capace, in questo particolare ambito, di coniugare libertà e insieme identità. Libertà dai vecchi canoni espressivi, […]. Identità perché in questi anni nasce e si consolida una generazione di autori, editori, librai, bibliotecari, critici e lettori, che si riconoscono in una comunità (Vassalli 2014: 27).

A Bologna nasce la Fiera Internazionale del Libro per l’Infanzia e la Gioventù, oggi alla 53° edizione e più semplicemente denominata Bologna Children’s Bookfair (la Mostra degli Illustratori apre qui i battenti pochi anni più tardi, nel 1967); nel 1966, a Milano, la giovane Rosellina Archinto fonda la Emme Edizioni, audace casa editrice specializzata in albi illustrati per bambini di respiro internazionale e di alto livello estetico ed artistico, in grado di rompere con un contesto editoriale e iconografico ormai stantìo, se si eccettuano i precedenti straordinari contributi di Antonio Rubino, Sergio Tofano, Benito Jacovitti e Bruni Munari. Nel 1972, sempre a Milano, centro nevralgico di fervori intellettuali e di sperimentazioni, Roberto Denti e Gianna Vitali fondano la prima libreria italiana dedicata esclusivamente ai bambini; sempre in quegli anni, Gianni Rodari incide in profondità nella letteratura per l’infanzia italiana del Novecento, sia sul piano stilistico e contenutistico, sia nel concepire una nuova fisionomia del giovane lettore: il piacere di leggere, la forza evocativa e le potenzialità di libera creazione immaginativa che le storie possono suscitare sono al centro delle sue riflessioni di intellettuale e pedagogista sui generis (Bacchetti; Cambi; Nobile; Trequadrini 2009: 54-55). Nel 1973 esce per Einaudi La grammatica della fantasia (Rodari 1973), un classico per imparare l’arte di inventare le storie, ma soprattutto un eccezionale contributo sul potere emancipatorio e di libertà della parola divergente e della creatività.

2. Due ritratti

2.1. Donatella Ziliotto

Nata a Trieste nel 1932 e laureata in Lettere all’Università di Bologna con una tesi su Collodi, Donatella Ziliotto rappresenta una personalità di rilievo nella storia e nell’evoluzione della letteratura per l’infanzia italiana del secondo Novecento per la molteplicità di ruoli che riveste: scrittrice anticonformista e pungente, traduttrice e curatrice editoriale, direttrice di collana e regista-programmista RAI, nel corso della sua lunga attività professionale imprime un valore aggiunto all’universo culturale dei più piccoli. Complice una formazione mitteleuropea cosmopolita e aperta al nuovo, unisce alla propensione verso il fantastico e ad una buona dose d’ironia l’interesse spassionato verso il Nord, che le consentirà di scoprire e far conoscere ai piccoli lettori italiani le avventure di Pippi Calzelunghe, bambina intraprendente e libera, volitiva e caparbia, sensibile e altruista (Blezza Picherle 2013: 136) uscita dalla penna di Astrid Lindgren nel 1945: emerge così, nel ‘58, all’interno della collana “Il Martin Pescatore” dal significativo e profetico sottotitolo “Classici di domani per la gioventù”, un’immagine d’infanzia libera da convenzioni, spregiudicata, in netta rottura con le figure femminili del passato, che la letteratura per l’infanzia per lungo tempo aveva ritratto educate, docili, virtuose. «Cominciare la collana con Pippi Calzelunghe fu riproporre la medesima funzione che, quindici anni prima, aveva avuto Bibi [di Karin Michaëlis]: di nuovo un personaggio-guida che pare sia stato il modello all’origine di molti movimenti sessantotteschi», afferma Ziliotto, che aggiunge: «Lo pubblicai in apertura della collana “Il Martin Pescatore” […] così anche le bambine italiane seppero che potevano diventare forti e indipendenti e aspirare, da grandi, a sollevare per aria e scaraventare lontano da sé tutto ciò che usava loro delle prepotenze, così come fa Pippi con i ladri» (Reggiani 1998: 18-19).

Furono necessari alcuni anni prima che il grande pubblico potesse apprezzare un personaggio al femminile tanto anticonformista, ma senza dubbio da quella esperienza si aprì un varco: molte scrittrici italiane, più tardi, seguirono le orme di Pippi plasmando memorabili ritratti di bambine di carta: da Bianca Pitzorno a Beatrice Solinas Donghi, sino alla stessa Ziliotto, autrice – lo ricordiamo – di Tea Patata (1968) per Vallecchi e di molte altre opere, alcune assai provocatorie e di stampo autobiografico come Il bambino di plastica (1979) e Un chilo di piume, un chilo di piombo (1992), si ebbe l’inaugurazione di vera e propria narrativa “al femminile” di qualità, capace di rappresentare protagoniste autentiche e attuali, interiormente ricche e complesse, dotate di straordinaria intelligenza e determinazione.

È poi con l’esperienza presso Salani che il lavoro editoriale e culturale di Donatella Ziliotto prosegue e si afferma. Nel 1986 Mario Spagnol rileva la Salani con l’intenzione di imprimere una chiara connotazione al glorioso marchio che aveva dato vita alla “Biblioteca dei miei ragazzi”. Nel 1987, in un clima di grandi fermenti per l’editoria per bambini e ragazzi, Spagnol vara la collana “Gl’Istrici” e chiama la Ziliotto a dirigerla con un accattivante manifesto programmatico ben esplicitato nella seconda copertina di ciascun volume:

Dice una leggenda che gl’istrici scagliano i loro aculei, come frecce, su chi li stuzzica. Provate a stuzzicare i nostri Istrici ed essi vi pungeranno: colpiranno la vostra fantasia e il vostro cuore, divertendovi, affascinandovi e spaventandovi. Li abbiamo cercati in tutto il mondo e ora sono qui per pungervi, pungervi.

“Gl’Istrici” diventano subito un caso editoriale: sono libri tascabili a voler sottolineare la possibilità (e la dignità) di una lettura agile anche per i più piccoli, hanno una copertina a colori e le pagine illustrate in bianco e nero secondo la grafica raffinata di John Alcorn, ma ciò che colpisce sono i contenuti e lo stile, travolgenti e seducenti per i giovani lettori per la prima volta alle prese con autori come Roald Dahl, Allan Ahlberg, Michael Ende, Anne Fine, Tormod Haugen, Eva Ibbotson, Tove Jansson, Astrid Lindgren, Mary Norton, Christine Nöstlinger, Uri Orlev, Jacqueline Wilson, Paul van Loon ed altri ancora.

Gli autori “importati” da Salani – si legge nel Catalogo storico 1987-2008 de “Gl’Istrici” – hanno contribuito a creare un abito mentale nuovo, che vede in valori diversi da quelli tradizionali il senso della letteratura per i bambini, considerandolo nella sua dimensione educativa in modo ampio, tanto da ricomprendere come valore tradizionale “il piacere della lettura” che si sviluppa in presenza di libri idonei. Autori che, pur nella differenza degli stili, manifestano una comune straordinaria capacità d’invenzione fantastica e linguistica, che a volte tocca il grottesco, gioca con il surreale, circuisce l’horror, usa ironia, umorismo e satira, sfocia nella poesia. Valori questi per molto tempo estranei al nostro patrimonio letterario destinato ai bambini e ai ragazzi, che hanno influenzato il gusto e la mentalità di chi si occupa a diverso titolo di letteratura per l’infanzia nel nostro Paese. Le collane Salani hanno altresì contribuito a orientare in altra direzione le scelte di scrittura dei nostri autori, dirottandole da una tradizione di tipo prevalentemente pedagogico a una di carattere più marcatamente letterario, modificando di conseguenza le scelte editoriali (Catalogo storico Salani Gl’Istrici 1987-2008: 4-5).

E così commenta la stessa Ziliotto:

Anche in questo caso ho pensato a una difesa dei bambini attraverso la lettura. Nella mia collana non ci sono fiabe e ammonimenti, ma libri che devono divertire e nel contempo abituare i lettori a diventare critici verso una realtà che tenta di soffocarli, anche attraverso i media. […] Ai bambini degli “Istrici” nulla viene censurato, nessuna tematica, proprio perché nutro una grande stima nei confronti dei mie lettori (Ziliotto 2007: 170-171).

È evidente il progetto formativo: con “Gl’Istrici” i ragazzi hanno accesso ai diversi generi letterari, dall’horror, al giallo, al sentimentale, al comico-umoristico (ben rappresentato dal dirompente e dissacrante Roald Dahl) sino alla fantascienza e al fantasy: sono libri dinamici, “dalla parte dei bambini”, pensati per stimolare e sollecitare un punto di vista personale e critico in nome «della libertà di essere e di crescere in modo autonomo, senza condizionamenti» (Ziliotto 2007: 178).

Nel 2008 Donatella Ziliotto riceve il Premio speciale della giuria al Premio Andersen e il Premio Ceppo alla carriera per il “Racconto per l’Infanzia e l’Adolescenza”. Nel 2016 Un chilo di piume un chilo di piombo, sua autobiografia tratta dai diari scritti fra gli 8 e i 13 anni in tempo di guerra e oggi ripubblicata nella nuova e bella veste editoriale di Lapis, riceve il premio speciale della Giuria Andersen. È indubbio il suo contributo di qualità, indelebile e decisivo, all’editoria per l’infanzia italiana che ancora oggi si avvale della lungimiranza di una donna competente e raffinata.

2.2. Rosellina Archinto

Ho iniziato tanti anni fa, nel 1966, fondando la casa editrice Emme Edizioni. Allora ero molto giovane, avevo trent’anni e già cinque figli. Proprio l’insoddisfazione per il non trovare libri belli adatti a loro mi ha dato la spinta. Al tempo non esisteva in Italia una produzione editoriale che fosse veramente rivolta alla primissima infanzia e la letteratura per bambini era di serie B, […] insomma circolavano disegni stereotipati e orripilanti. Io invece volevo far diventare la letteratura per bambini di ‘serie A’ e per vent’anni ho lavorato duramente in questa direzione. Già allora avevo pensato di utilizzare in questi libri da me editi il solo linguaggio che è accessibile alla prima infanzia, cioè l’immagine (Archinto 2007: 251).

Classe 1933, genovese di nascita, si trasferisce presto a Milano, dove si laurea in Economia. A seguito di un soggiorno di due anni a New York durante il quale frequenta la prestigiosa Columbia University e trascorre molte ore alla Public Library, si accorge del profondo divario che esiste tra la cultura americana e la nostra e dà vita a una casa editrice d’avanguardia con l’idea di realizzare un libro-progetto per i bambini rinnovato nel formato, nelle immagini, nelle parole, nei contenuti, nelle tecniche utilizzate.

Ha un bravo grafico di fiducia, Salvatore Gregorietti, e cinque figli da crescere ai quali non sottrae tempo e attenzioni; sceglie personalmente i libri da proporre curando i contatti con gli autori e gli illustratori e viaggiando molto; si confronta con il clima pedagogico-culturale di quegli anni: frequenta il Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), visita gli asili di Reggio Emilia progettati da Loris Malaguzzi e la Casa del Sole di Milano, ma anche librai, editori, scrittori e intellettuali di quegli anni. Il primo albo in catalogo è il capolavoro Piccolo blu e piccolo giallo (Little blue e little yellow) di Leo Lionni uscito in America nel 1959: un libro rivoluzionario sostenuto da un progetto moderno e un’idea di rappresentazione del tutto originale (due macchie di colore, una blu e una gialla, identificano due bambini: insieme si contamineranno in una indimenticabile storia di diversità e di amicizia/accettazione dell’altro); seguono Where the Wild Things Are (Il paese dei mostri selvaggi, 1969) di Maurice Sendak, il viaggio-metafora tra sogno e realtà di un bambino nella propria cameretta, e poi gli straordinari lavori di Bruno Munari (Nella nebbia di Milano), di Iela ed Enzo Mari (primo tra tutti, il silent book Il palloncino rosso, poi La mela la farfalla, L’albero…), di Emanuele Luzzati (Alì Babà e i quaranta ladroni), Tomi Ungerer (Tre feroci banditi), Eric Carl (Un baco molto affamato, oggi col titolo Il piccolo Bruco Maisazio), Guillermo Mordillo (Crazy Cowboy), Etienne Delessert, solo per citare i nomi più noti, alcuni dei quali, già artisti e designer di lungo corso, per la prima volta si rivolgono all’infanzia. Nel 1976, una “dichiarazione di poetica” della Emme recita così:

I nostri libri per bambini si basano prevalentemente sull’immagine poiché il pensiero dei bambini è prevalentemente “visivo”; in essi l’aspetto grafico, l’originalità del segno, il colore, la fantasia, l’alternarsi di reale e magico si propongono di corrispondere ai bisogni più profondi del mondo infantile. Abbiamo cercato di fare in modo che i nostri libri si ponessero in sintonia con questo mondo e abbiamo profuso nel nostro impegno la stessa cura e la stessa attenzione tradizionalmente riservate solo ai migliori libri per adulti. La nostra intenzione è dunque rivolta a far sì che il libro possa inserirsi senza sforzo, con naturalezza nel vissuto del bambino, non come “oggetto di erudizione”, ma come stimolo di esperienza e conoscenza (Sola 2005: 53).

Come ricorda il grafico e illustratore italiano Andrea Rauch, l’accoglienza ai libri della Emme Edizioni fu ondivaga: se da una parte vi fu curiosità e attenzione tra gli addetti ai lavori e nel mondo dell’intellighenzia, dall’altro si manifestò un atteggiamento di sospetto e ritrosìa: «libri per i figli degli architetti» venivano ironicamente chiamate le pubblicazioni di Archinto, a voler sottolineare una sorta di elitarismo delle proposte assai raffinate dell’editrice (Rauch 2012: 8). E certo la grafica e i temi rompevano drasticamente con un’editoria per i più piccoli melensa e conforme, ancora impreparata al lavoro artistico e progettuale appositamente pensato per offrire al lettore bambino un’occasione di crescita e di educazione allo sguardo; inoltre il pregiudizio di origine maschilista verso una donna-imprenditrice, nonché operatrice culturale autonoma e indipendente aveva innegabilmente un suo peso: «Se avessi avuto barba e baffi mi avrebbero presa più sul serio», dirà Rosellina in seguito.

A voler sottolineare il lavoro culturale di Rosellina Archinto, in un’ottica pedagogica non vanno dimenticate le collane tascabili della Emme Edizioni: niente meno che a Natalia Ginzburg è affidata nel 1974 la direzione de “I Pomeriggi”, collana di classici rivolta ai ragazzi tra i 14 e i 17 anni. L’esperienza, breve e intensa (sino al 1976), vedrà la pubblicazione di tredici opere scelte di Maupassant, Stevenson, Serao, Gogol, Fitzgerald, Pirandello, Cormier ed altri. Oreste Del Buono, invece, cura per la Emme “Il Mangiafuoco” (1980-1985), collana in formato tascabile destinata ai bambini tra il secondo ciclo delle elementari e le scuole medie: Collodi e Twain, ma anche Virgina Wolf, Gertrude Stein, Dylan Thomas, Herman Hesse, Erich Kästner e Roald Dahl (con Charlie e la fabbrica di cioccolato) anticipano il successo che di lì a poco avrebbe avuto “Gl’Istrici” di Salani. Occorre ricordare, infine, la collana di studi educativi “Il Puntoemme” (1971) diretta da Graziano Cavallini, che intercetta il mondo della scuola e degli insegnanti (tra i titoli pubblicati: Luzzati, Rodari, Il teatro i ragazzi la città; Freinet, La scuola del fare; Dolto, Quando c’è un bambino) e “L’Asino d’Oro”, dedicata al dibattito scientifico internazionale sulla letteratura per l’infanzia, “grande esclusa” della critica letteraria. Vedono così la luce gli studi di Giorgio Cusatelli, Antonio Faeti, Walter Benjamin (Orbis Pictus. Scritti sulla letteratura infantile, con riflessioni del filosofo fino ad allora pressoché sconosciute), Jack Zipes, Marc Soriano.

Si tratta di un’operazione culturale di straordinario impatto e di lunga durata, cui la migliore editoria per l’infanzia italiana oggi non può prescindere.

Sono pochissime le persone – penso in primis alla pur diversissima Donatella Ziliotto, ma anche a Francesca Lazzarato che si trovava a operare all’interno di un colosso editoriale come Mondadori – scrive Varrà – che nell’ambito della cultura e dell’editoria per l’infanzia italiana hanno prima di tutto dato l’impronta di un atteggiamento, di un approccio culturale, capace di muoversi con estrema agilità tra l’amore per il libro e la necessità di intervento, tra il piacere del gioco e la concretezza del fare, tra la fascinazione per gli universi altri delle storie e una piena consapevolezza pedagogica (Varrà 2013: 141).

E l’idea di una lettura per immagini che restituisca dignità alla lettura-bambina (una lettura sensoriale, un lettura potenziata dalla preziosa e suggestiva intersezione di parole e immagini) abbattendo, al tempo stesso, ogni elemento di separazione e di asservimento tra cultura adulta e cultura infantile è l’inizio di un processo virtuoso non semplice, non scontato, eppure oggi faticosamente acquisito e promosso non solo sul piano della pedagogia e della didattica della lettura, ma anche – e conseguentemente – attraverso le più illuminate e responsabili esperienze editoriali.

Nel 1985 la Emme Edizioni chiude i battenti, ma ne prosegue l’attività Babalibri in partnership con la francese École des loisirs, grazie all’impegno di Francesca Archinto. Ormai unanimemente apprezzati e divenuti dei classici, i capolavori di Lionni, Mari, Sendak (ai quali si uniscono gli albi illustrati di Corentin, Ramos, Ponti, D’Allancé ed altri) sono ristampati per le nuove generazioni, alle quali è necessario consegnare –oggi forse più di ieri, in tempi di predominio delle immagini talvolta scadenti– libri di pregio, esteticamente coinvolgenti e appaganti.

3. Uno sguardo all’oggi: criticità e punti di forza

Che ne è del panorama letterario per l’infanzia all’indomani della rivoluzione grafica e contenutistica operata dalle due “signore dell’editoria per ragazzi italiana”? Nel 1980 moriva Gianni Rodari, cui si deve, si è detto, una svolta epocale nell’ambito della letteratura per l’infanzia nel nostro Paese. Negli anni immediatamente successivi numerosissimi eventi editoriali contribuivano al cambiamento eccezionale sul piano della produttività e della qualità di questa speciale letteratura: nel 1981 la casa editrice E. Elle dà avvio alla collana di libri per bambini e ragazzi tascabile “Le letture”, ricca di opere di autori italiani tra più autorevoli e significativi: Donatella Ziliotto, appunto, ma anche Pinin Carpi, Giusi Quarenghi, Roberto Piumini, Roberto Denti, Nicoletta Costa, Nico Orengo, Angela Nanetti, Altan, Bianca Pitzorno, Beatrice Solinas Donghi, Guido Quarzo, Mario Lodi ed altri ancora, oggi definiti “Tusitala” (Catarsi, Bacchetti 2006), ossia “narratori puri”, autori con l’unico intento di raccontare storie per divertire i ragazzi ed avvicinarli al mondo reale e alle emozioni che esso suscita. Nel 1987 vedono la luce “Gl’Istrici” di Salani di cui si è parlato; nel 1988 nascono gli splendidi “Junior” Mondadori curati con impegno e competenza da Margherita Forestan e Francesca Lazzarato. Nel 1992 nasce la collana “Il Battello a Vapore” di Piemme, seguìta, negli anni successivi, da “I Delfini” di Bompiani, dalle “Gru” di Giunti e – tra le altre – dalla “Nuova biblioteca dei ragazzi” delle Nuove Edizioni Romane, casa editrice diretta da un’altra donna coraggiosa, Gabriella Armando. Si tratta di collane rivolte per lo più ai bambini della scuola primaria, ma al contempo è da rilevare la nascita di raffinate case editrici di nicchia, specializzate in albi illustrati di qualità sull’onda dell’esperienza pionieristica della Emme Edizioni: Arka, Fatatrac, C’era una volta, La Coccinella sono alcune tra le numerose case editrici impegnate in un lavoro di provocazione estetica e di cura del libro rivolto ai più piccoli, grazie al quale si consolida, anche in Italia e in netto ritardo rispetto a Stati Uniti ed Europa, il genere dell’albo illustrato, spesso affidato alla progettualità di designer ed artisti di notevole pregio.

Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta del Novecento si presenta, dunque, un panorama ricco e variegato, in cui si promuove il piacere del leggere attraverso una produzione libraria di alta qualità sia sul piano delle storie, sia sul piano iconografico, sia della ‘confezione’ e della proposta del libro. Muta, in questi due decenni, anche la figura del lettore, un lettore sì inevitabilmente videns, eppure coinvolto in un processo di impegno personale e di cura di sé: la lettura si fa habitus del quotidiano e la pedagogia della lettura stessa ne promuove un approccio libero, gratuito, teso al piacere e alla formazione dell’immaginario, scevro, cioè, di didatticismi, moralismi e coercizioni.

Da quegli anni d’oro di intenso sviluppo e di ricerca di narrativa d’autore, di innovazione di temi e linguaggi e di fertile contaminazione dei generi narrativi, di un clima pedagogico aperto e luminoso (si pensi non solo a Rodari, ma anche al Pennac di Come un romanzo) molto è cambiato, anche in relazione ai naturali prolungamenti massmediatici cui la letteratura per l’infanzia (e l’editoria per l’infanzia) è andata sempre più incontro, per cui, se da un lato si apprezzano le potenzialità della multimodalità narrativa più attrattiva e di immediata e veloce fruizione (attraverso il cinema, la TV, il fumetto e il graphic novel, il cartoon e il videogames), dall’altro lato non è raro evidenziare una condizione di criticità a più livelli. L’offerta editoriale è ad oggi, infatti, quantitativamente consistente (il numero delle novità annuali in Italia si è ormai da anni stabilito oltre la soglia di 2000 titoli) a fronte di una non sempre elevata qualità dei progetti culturali. Dopo il decennio di ricerca pionieristica e d’avanguardia che ha ridefinito la letteratura per l’infanzia italiana, prevalgono oggi un’editoria tendenzialmente globalizzata e strategie di mercato consumer-oriented. Si pensi ai fenomeni Harry Potter, Geronimo Stilton, Witch…, ossia ai format editoriali e ai modelli letterari di successo riprodotti e imitati nella ricerca di un facile e immediato consenso, secondo mirate politiche di marketing. L’editoria si pone, quindi, sempre più come editoria ‘d’evento’, che punta al bestseller, meglio se cross-over e connotato da elementi di serialità capaci di fidelizzare i lettori, come è avvenuto recentemente con il fantasy (Pontegobbi, Bartolini 2010: 234-247).

Di contro si rileva, come anticipato, la presenza di una tenace microeditoria di ricerca indipendente, culturalmente attiva e molto coraggiosa, per lo più impegnata nella pubblicazione di picture book di qualità, attenta ai materiali, ai temi innovativi e agli autori/illustratori emergenti, scelti tra validi scrittori e artisti a livello nazionale e internazionale (si vedano gli editori Artebambini, Corraini, Orecchio Acerbo, Topipittori, Carthusia, la Babalibri di Francesca Archinto, etc.). È l’editoria più sana, quella che conferma e avvalora la lettura bambina e che prosegue, con intelligenza, originalità e cura, il lavoro culturale intrapreso molti anni fa dalle donne pioniere dell’editoria per ragazzi italiana.

Bibliografia

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PONTEGOBBI, Riccardo; BARTOLINI, Domenico (2010): “Offerte editoriali e preferenze di lettura: titoli, autori, collane nel panorama editoriale attuale”, in BACCHETTI, Flavia (cur.), Attraversare boschi narrativi. Tra didattica e formazione. Napoli: Liguori.

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RODARI, Gianni (1973): Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie. Torino: Einaudi.

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